
Cosa faresti oggi se non fossi un fund selector e perché?
La passione per questo lavoro e la dinamicità del mercato mi hanno portato alla fund selection. Ho avuto un’esitazione iniziale nella scelta dell’università, combattuta tra ingegneria informatica ed economia e finanza. Probabilmente se non avessi scelto la seconda mi troverei sempre nel mondo della finanza, ma nel mondo fintech/Ai in un contesto più orientato alla tecnologia.
Inflazione e crisi delle materie prime stanno fiaccando le più grandi economie mondiali. Cosa deve fare un fund selector per non avere problemi?
Per non avere problemi, il sacro graal per un fund selector è un‘asset class strutturalmente decorrelata delle altre, a prescindere dalla discrezionalità del fund manager. Dato il regime dei tassi di interesse degli ultimi dieci anni, che ha alterato il ruolo dell’asset class obbligazionaria, è stato più difficile trovare decorrelazione per capitalizzare i momenti di volatilità. Un portafoglio ben diversificato e ottimizzato che includa fondi di investimento Ucit con strategie unconstrained/alternative è ciò che ha realmente aiutato i nostri consulenti patrimoniali a gestire i clienti durante la recente volatilità dei mercati. Quello a cui potremmo assistere è invece un back to basic dell’asset class obbligazionaria, che potrebbe tornare ad assumere il ruolo che aveva prima dell’alterazione dovuta alle politiche delle Banche Centrali dell’ultimo decennio.
Quanto è cambiato con la guerra in Ucraina il tuo approccio nella costruzione del portafoglio?
Il nostro approccio alla costruzione del portafoglio è cambiato dal 2019, tramite ottimizzazioni di portafoglio sempre più efficaci ed efficienti, inclusione all’interno dei portafogli modello di fondi/asset class con strategie unconstrained/alternative, monitoraggio, due diligence e performance di stress test su vari scenari. Questo cambio di strategia ha supportato i portafogli dalla volatilità che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, nei limiti del possibile. Visione strategica di medio/lungo respiro, portafogli ottimizzati, formazione e ruolo attivo del consulente aiutano i clienti in questa situazione di mercato.
Antonio Del Vaso, nato a Firenze nel 1988, dopo aver conseguito una laurea magistrale in banking and finance, indirizzo trading and risk management, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha iniziato la sua carriera lavorativa nel mondo del business consulting, presso primarie società del settore. Dopo sei anni nel mondo della consulenza, dove ha supervisionato progetti di change management ad alto impatto in cui ha dimostrato di eccellere in ambienti dinamici e in rapido sviluppo, nel 2019 ha colto un’opportunità come responsabile di un progetto di change management nell’ambito del wealth management/servizi d’investimento presso Volksbank, dove l’anno successivo è divenuto head of investment services. Da maggio 2021 sta anche seguendo un Executive Mba presso la Sda Bocconi di Milano, che terminerà a marzo 2023.
Cosa faresti oggi se non fossi un fund selector e perché?
La passione per questo lavoro e la dinamicità del mercato mi hanno portato alla fund selection. Ho avuto un’esitazione iniziale nella scelta dell’università, combattuta tra ingegneria informatica ed economia e finanza. Probabilmente se non avessi scelto la seconda mi troverei sempre nel mondo della finanza, ma nel mondo fintech/Ai in un contesto più orientato alla tecnologia.