
Cosa faresti oggi se non fossi un consulente finanziario e perché?
Se non fossi consulente oggi sarei imprenditore. Questa risposta è dettata da due motivazioni principali. La prima è che provengo da una famiglia imprenditoriale. Il secondo motivo è invece legato alla mia personale passione nella creazione di valore, un concetto che guida anche il mio lavoro quotidiano al fianco delle famiglie e imprese che seguo a livello di pianificazione patrimoniale. Proprio per questo sono felice di essere oggi al centro di una realtà dinamica e dall’approccio imprenditoriale dove ritrovo questo mio spirito.
Cosa distingue un consulente da un semplice venditore?
Le differenze sono naturalmente numerose, ma se devo individuarne una in particolare direi che il principale elemento di distinzione è legato alla capacità di ascolto. Un venditore vende e basta, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni. Un consulente finanziario invece deve saper ascoltare, creare empatia, interpretare i bisogni e identificarsi col cliente. Si tratta di un lavoro profondo che non si può svolgere solo con le competenze tecniche finanziarie, ma che richiede una capacità di saper cogliere i bisogni delle persone che si hanno di fronte e che ti affidano il proprio futuro.
Perché il mercato sta tornando a un modello di architettura chiusa?
Non ritengo che sia così. Il mercato si sta attualmente ritarando da uno squilibrio quindicennale che c’è stato per cui un prestatore si vedeva ritornare meno dell’oggetto prestato. Come ci insegna il mondo della finanza, infatti, il mercato raggiunge sempre il proprio equilibrio nel medio-lungo termine e quello che stiamo vivendo in questi mesi è solo un riequilibrio del mercato in assetto più entropico. Il modello ad architettura aperta rimane ancora il modello vincente soprattutto per il mercato italiano e per chi ha voglia di dare valore al proprio cliente.
Con la Mifid2 i clienti devono ora evidenziare le proprie preferenze di sostenibilità. I tuoi clienti dove si stanno orientando?
Da sempre guido le scelte dei miei clienti in una logica sostenibile sia dal punto di vista degli investimenti Esg che anche Sri. Si tratta di un approccio che seguo da ben prima dell’entrata in vigore di Mifid2 ma anche da prima del 2019, anno nel quale Banca Generali è stata antesignana in Italia ed Europa in questa sfera di investimenti con una piattaforma ad hoc. Penso infatti che la nostra generazione abbia il dovere di fare scelte di sostenibilità verso le generazioni future e queste scelte non possono che essere guidate dagli investimenti.
Davide Conti inizia il proprio percorso nel campo finanziario a metà anni Novanta come client advisor all’interno della divisione di private banking di Unicredit. Nel 2000 passa in Banca Steinhauslin dove rimane fino al 2004 prima di passare come Director nel wealth management della banca svizzera Ubs. Nel 2010 il suo percorso prosegue in un’altra realtà di punta del private banking svizzero, ovvero Credit Suisse dove resta fino al 2014, anno in cui fa il proprio ingresso in Banca Generali Private. Oggi Davide Conti è uno dei top wealth advisor di Banca Generali con clienti istituzionali e retail in tutta Italia.
Cosa faresti oggi se non fossi un consulente finanziario e perché?
Se non fossi consulente oggi sarei imprenditore. Questa risposta è dettata da due motivazioni principali. La prima è che provengo da una famiglia imprenditoriale. Il secondo motivo è invece legato alla mia personale passione nella creazione di valore, un concetto che guida anche il mio lavoro quotidiano al fianco delle famiglie e imprese che seguo a livello di pianificazione patrimoniale. Proprio per questo sono felice di essere oggi al centro di una realtà dinamica e dall’approccio imprenditoriale dove ritrovo questo mio spirito.