Oltre 20 anni di esperienza

Cosa faresti oggi se non fossi un private banker/wealth manager e perchè?

Se non fossi un private banker vorrei poter continuare a fare leva sulle mie capacità relazionali e di raccolta in un ambito diverso; magari facendo fundraising per delle fondazioni o onlus in modo da aiutare chi ha più bisogno.

Roberta Carola Vitale
Kairos Partners Sgr

Quali sono i servizi che rendono una consulenza finanziaria davvero private?

Siamo di fronte a uno scenario fra i peggiori degli ultimi 50 anni e il cliente ha bisogno più che mai di professionisti validi che lo accompagnino nelle sfide che questi mercati ci riservano.

Credo che un private banker debba avere la capacità di comprendere i veri bisogni del cliente che passano inevitabilmente dalla dote dell’ascolto, dell’empatia e dell’attenzione anche al non detto. Oggi è molto importante saper parlare anche di finanza comportamentale, in modo che non sia mai la pancia a condizionare le scelte di investimento. Ho sempre ritenuto fondamentale dare un riscontro celere a qualsiasi domanda o dubbio il cliente possa avere: in un mondo veloce, una risposta pronta, oltreché puntuale, fa la differenza nella percezione di un servizio di qualità. Qualità che deve riscontrarsi in tutti gli aspetti del rapporto in primis quello della riservatezza.

Cosa chiedono i clienti in questi momenti di crisi economica e cosa proponete loro?

Oggi l’investitore vuole innanzitutto proteggere il patrimonio e dunque contenere il più possibile le perdite, anche rinunciando a partecipare a una parte delle fasi di rialzo. Ciò significa anche rivalutare il valore della liquidità come asset class che può fare la differenza, se ben calibrata, nel risultato di gestione. Il banker non deve aver paura di proporla; il gestore non deve aver timore di averne troppa perché difficile da giustificare e il cliente deve comprenderne il valore nel suo interesse.

Il ruolo del private banker diventa più che mai cruciale in tale contesto ed è il rapporto di fiducia e stima che si instaura col proprio cliente a permettergli di poter fare la differenza. L’onestà intellettuale e la trasparenza non pagano sempre nel breve, ma certamente nel lungo sì; credo che questo sia l’unico modo corretto di fare private banking, insieme ad un po’ di prudenza e tanto buon senso.

Oggi, più che mai, si deve avere una mente aperta e flessibile per evitare di prendere decisioni sulla base di paradigmi che non necessariamente sono più validi.

BIO

Laureata in Legge all’Università Statale di Milano, con un master in “International Business and Trade Law” presso la Fordham University School of Law di New York, Roberta Carola Vitale vanta un’esperienza pluriennale presso lo Studio Werbel & Carnelutti di New York. Nel 2000 rientra in Italia assumendo il ruolo di country manager di M-Wise Ltd, società inglese specializzata in tecnologia per telefonia mobile. Le sue forti competenze commerciali e il suo interesse per i mercati finanziari la portano, nel 2004, in Ubs Italia. In breve tempo, grazie agli ottimi risultati conseguiti, entra a far parte del team wealth management key clients del gruppo. Nel 2009 decide di proseguire la propria crescita professionale aggiungendosi alla ristretta cerchia di senior bankers di Kairos Partners Sgr, società di gestione del risparmio del gruppo Julius Baer.

Oltre 20 anni di esperienza

Cosa faresti oggi se non fossi un private banker/wealth manager e perchè?

Se non fossi un private banker vorrei poter continuare a fare leva sulle mie capacità relazionali e di raccolta in un ambito diverso; magari facendo fundraising per delle fondazioni o onlus in modo da aiutare chi ha più bisogno.